Una delle esigenze fondamentali della preparazione tecnico-scientifica delle Scuole di Ingegneria è la disponibilità di laboratori per gli studenti. L’area di Didattica per l’Ambiente e il Territorio non fa eccezione e anzi, data la peculiare natura della disciplina, essa costituisce un importante tassello nella formazione della figura professionale. Per sviluppare progetti efficaci e strategie di gestione che preservino e rinforzino l’innata e autonoma capacità di recupero dell’ambiente, sono necessarie molte competenze interdisciplinari. Competenze che già forniamo ai nostri studenti con un differenziato portfolio di corsi.
Se la capacità di guardare un problema nella globalità delle sue implicazioni è un valore aggiunto in ogni ambito Politecnico, la mancanza di tale sguardo dall’alto risulta esiziale per la protezione, la buona progettazione e la corretta gestione dei processi e delle strutture ambientali e territoriali.
Capire come funzionino ambiente e territorio, sperimentare dal vivo la interrelazione tra componenti fisiche, chimiche e biologiche dei processi ambientali è, come enuncia nella propria mission il Ralph M. Parsons Laboratory for Environmental Sciences and Engineering del MIT, “una delle più grandi sfide dell’era contemporanea”.
Per sviluppare progetti efficaci e strategie di gestione che preservino e rinforzino l’innata e autonoma capacità di recupero dell’ambiente, sono necessarie molte competenze interdisciplinari. Competenze che già forniamo ai nostri studenti con un differenziato portfolio di corsi.
Ma, ancorché necessaria, la multidisciplinarietà non è sufficiente per l’interdisciplinarietà: occorre un intreccio di competenze che si parlino e si ascoltino fra loro, inter disciplinare appunto, alla stregua di quanto esiste all’MIT (vedi sopra) o a Bucknell, ove in uno spazio unitario gli studenti toccano con mano come gli sforzi per l’analisi del funzionamento ambientale e per la regolazione dell’intervento umano sul territorio debbano convergere verso un unico obiettivo: quello di valutare nel loro insieme gli impatti o comunque gli effetti complessivi delle azioni intraprese sull’ambiente.
La costituzione di EnvLAB, dotato delle attrezzature su descritte e ubicato in un unico spazio fisico (attualmente presso l’Ed. 21 del DEIB al terzo piano), fonda anche un luogo deputato a svolgere incontri inerenti ad Ambiente e Territorio rivolti a potenziali nuovi studenti (si veda il video in calce relativo alla Summer School di Ateneo 2019), a gruppi di studenti più vasti ed eterogenei rispetto a quelli che frequentano un singolo insegnamento, o Corso di Studio, oppure del gruppo di dottorandi/postdocs operanti in uno specifico settore di ricerca.
EnvLAB aspira a divenire così uno hub della didattica e della sperimentazione ambientale al Politecnico. Al MIT lo hub è evoluto a luogo di ricerca, persino, ma questa prospettiva è di secondo livello, sullo sfondo. Grazie all’impegno attivo dei ricercatori e alla supervisione dei docenti coinvolti, EnvLAB vuole diventare un luogo dove i giovani studenti di laurea magistrale o i dottorandi possano incontrarsi a discutere gli hot topics dell’urgente questione ambientale, dalla sostenibilità dello sviluppo alla implementazione di tecnologie “verdi” e innovative. Uno hub dove si possano organizzare, come avviene nelle più prestigiose università del mondo, i cosiddetti Journals club in cui dibattere delle implicazioni delle scoperte scientifiche e delle ricerche ingegneristiche pubblicate sulle migliori riviste internazionali.